La scelta più importante che ogni giorno fa il Douce Labò sta nella selezione di ingredienti di qualità, all’altezza di preparazioni poco sofisticate ma ricche di gusto ed esperienza nell’abbinamento armonioso dei sapori.
Si tratta di un impegno quotidiano che prendiamo con i nostri clienti, consapevoli che oggi più che mai è importante attribuire al cibo il valore emozionale e nutrizionale che merita.
Per mantenere questo impegno è spesso necessario guardare al passato come ad un punto di riferimento da cui partire per sviluppare proposte innovative che mantengano la promessa di genuinità che facciamo ogni giorno.
La nascita delle conserve
Per quanto possa sembrare una tecnica familiare, le conserve come le conosciamo oggi non sono così antiche: bisogna attendere il 1700 perché il pasticcere francese Nicolas Appert scopra il metodo di sterilizzazione dei barattoli con chiusura ermetica con acqua bollente, intuizione già avuta qualche anno prima dall’italiano Lazzaro Spallanzani, che non proseguì con le ricerche e non ne diede diffusione. Ma l’arte di conservare gli alimenti, seppur in maniera diversa, meno tecnica e sicura, comincia molti millenni addietro: nell’Antica Roma erano gli oli e le resine a prolungare la vita di carni, frutta e olive, e ancora prima – nell’antico Egitto – esisteva già il commercio di pesce essiccato e affumicato.
Le conserve: i sapori dell’orto in inverno
Non ci sono tracce certe circa l’origine esatta della conservazione in campo alimentare, ma fu sicuramente la natura stessa a spingere gli uomini a trovare dei metodi per preservare il cibo, come si legge nel volume “Industria delle Conserve” di Franco Emanuele:
“La frutta che restava sugli alberi seccava e non perdeva commestibilità.
Gli animali che restavano sepolti sotto la neve o il ghiaccio, o i pesci
che restavano inclusi nelle saline naturali sono stati sicuramente i primi esempi di conserve”.
Fra i primi libri dedicati all’argomento, quello di Appert, “Le Livre de tous les ménages” del 1810, in cui si legge:
“Con questo processo, vi sarà possibile trasferire nella vostra cantina
tutto quanto il vostro orto produce in primavera, in estate e in autunno,
e dopo parecchi anni troverete i vostri alimenti vegetali
ancora buoni e sani come quando li avete raccolti”.
Cibi con cui far fronte anche a periodi di carestia, che spesso hanno rappresentato una delle principali forme di sostentamento in momenti particolarmente difficili. Sono tante le conserve tipiche della tradizione italiana e internazionale.
La marmellata, leggendaria frutta delle regine
La nascita della conserva dolce per eccellenza, vive anche tra leggende “regali” come ad esempio la storia della regina Maria de Medici che trasferita in Francia si ammalò e le venne diagnosticata una forte carenza vitaminica. Gli uomini del suo esercito furono mandati in Sicilia a recuperare gli agrumi più pregiati , ma poiché il viaggio a cavallo sarebbe stato troppo lungo e gli agrumi si sarebbero deteriorati inevitabilmente, trasformarono le arance in preparazioni concentrate e sulle casse venne scritto “per Maria ammalata” ed in Francia lessero “poir Marie ammalate“ per essere letto “marimalade” e dunque il termine marmellate.
Marmellata e confettura: le differenze
Racconti popolari a parte, metodi primordiali per conservare più a lungo la frutta venivano usati già nella Roma Antica, facendo affidamento sulla macerazione in vino, nel mosto oppure nel miele. Differenza sostanziale tra marmellata e confettura, termini spesso utilizzati erroneamente come sinonimi, sta nella tipologia di frutta: la marmellata nasce come conserva di agrumi; per tutti gli altri tipi di frutta, dalle fragole alle albicocche, si parla invece di confettura.
Confettura e confettura extra
Fra i prodotti in commercio si legge spesso la dicitura “confettura extra”: ma cosa significa? Se etichettata solo come confettura, la conserva può contenere acqua, zuccheri, polpa di frutta e anche purea, e la quantità di frutta non può essere inferiore a 350 grammi per chilo (valore leggermente più basso per alcuni tipi di frutta come ribes rosso, nero e mele cotogne, che possono scendere a 250 grammi). La confettura extra, invece, contiene polpa non concentrata di frutta, che deve essere minimo di 450 grammi per chilo (350 grammi per ribes rosso, nero e mele cotogne).
Tutto questo, si traduce splendidamente nella gamma di confetture extra e marmellate che potete trovare in tutti i punti vendita Douce.
Contenuto testuale in parte tratto da: https://www.gamberorosso.it/notizie/storie/conserve-marmellata-confettura-composta-chutney-storia-e-curiosita/